Nei prossimi giorni dovrebbe essere approvata dal Parlamento la norma che sancisce la fine della Rate Parity
tra le strutture ricettive e le Online Travel Agency (OTA).
Il Ddl Concorrenza, presentato per la prima volta nell'ottobre 2015, è difatti stato approvato in data 3 maggio 2017
dal Senato, ma per entrare definitivamente in vigore dovrà anche essere ratificato dalla Camera dei Deputati.
Cos'è esattamente l'accordo di Rate Parity
La Rate Parity (o Hotel Rate Parity) è la garanzia che il prezzo delle camere di una struttura ricettiva sia sempre
lo stesso, sia sul sito proprio della struttura ricettiva, sia sul portale di prenotazione online. Il proprietario
quindi può decidere a quale prezzo vendere le camere, ma una volta deciso è obbligato a mantenerlo uguale tra i vari siti.
Questo accordo è imposto dai portali di booking online per evitare che le strutture ricettive offrano
prezzi più competitivi sui propri siti rispetto alla piattaforma online, dirottando in questo modo le prenotazioni ed
evitando così di pagare la percentuale all'OTA.
Le piattaforme di prenotazione online dispongono di strumenti di perlustrazione del web e di analisi dei prezzi per cui risulta
praticamente impossibile riuscire ad evadere l'accordo della Rate Parity senza che il portale ne venga a conoscenza e prenda
le relative conseguenze.
Riassumendo, quali sono i vantaggi e gli svantaggi della Rate Parity?
Per quanto riguarda il consumatore, il vantaggio più consistente è che si evitano le perdite di tempo dovute alla ricerca
tra i vari siti della miglior tariffa. Aumenta di conseguenza la fiducia che non esista un prezzo più basso in rete.
In compenso lo svantaggio è che questi accordi di Rate Parity non stimolano la concorrenza e non consentono il libero mercato,
con la conseguenza della non riduzione generalizzata dei prezzi.
Per le strutture ricettive invece i vantaggi sono:
- Garanzia della brand equity per le grosse catene alberghiere nei mercati emergenti.
- Il mercato di libera concorrenza è sfavorito e le tariffe possono rimanere più elevate.
- Facilità nella gestione della struttura ricettiva in quanto il prezzo è sempre uguale dappertutto.
Gli svantaggi per i proprietari delle strutture invece sono:
- Impossibilità di differenziazione delle tariffe e relativa perdita di quote di mercato.
- Non si possono offrire prezzi più bassi sul proprio sito per evitare di pagare la percentuale di vendita alle
piattaforme di prenotazione online.
Sembra evidente dunque che il vantaggio principale sia tutto a favore delle OTA.
Che cosa cambia con l'abolizione della Rate Parity
Relativamente alla Rate Parity, il Ddl Concorrenza dice questo:
ART. 50.
(Nullità delle clausole contrattuali che vietano alle imprese ricettive di offrire prezzi e condizioni migliori rispetto a quelli praticati da piattaforme di distribuzione telematiche).
È nullo ogni patto con il quale l’impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e ogni altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa per il tramite di soggetti terzi, indipendentemente dalla legge regolatrice del contratto.
Se la norma sarà approvata, le OTA (come ad esempio booking.com, AirBnB, homeaway ecc.) non potranno più imporre
la clausola che obbliga i poprietari delle strutture a mantenere gli stessi prezzi. Ma non solo, la norma
non riguarda solo le tariffe, ma anche le condizioni e i termini, cosa che garantisce alla struttura ricettiva ancora
più flessibilità, soprattutto per quanto riguarda le cancellazioni e la gestione delle prenotazioni.
Inoltre, secondo Federalberghi, che è sempre stata tra i principali sostenitori della norma, l'abrogazione dell'accordo
di rate parity non causerà danno a nessun soggetto, nemmeno alle OTA. A favore di questa tesi, Federalberghi afferma
in un comunicato stampa:
“Utile ricordare che una recente indagine della Commissione Europea ha dimostrato che nei paesi in cui è stata vietata la parity il tasso di conversione delle online travel agencies non è diminuito, a conferma del fatto che la concorrenza fa bene a tutto il mercato.”
Cosa succederà se la norma dell'abolizione della Rate Parity venisse abrogata?
Difficile pensare che le OTA subiscano il colpo senza combattere, sono pur sempre delle società il cui scopo finale è il profitto.
Per avere un'idea di ciò che potrebbe succedere si può far riferimento a degli stati in cui la Rate Parity è già stata abrogata, come
la Francia e la Germania.
In questi casi alcune piattaforme di prenotazione online hanno reagito in maniera tanto semplice quanto efficace, cioè
cambiando l'algoritmo di assegnazione del ranking. In parole povere le OTA hanno cominciato ad avvantaggiare le strutture che
continuavano a rispettare il patto di Rate Parity, e a relegare nelle ultime pagine chi invece non lo seguiva.
E chi gestisce una struttura ricettiva sa esattamente quanto sia importante avere un ranking elevato ed apparire tra le prime posizioni nei
canali di ricerca.
Va comunque ricordato che è vero che i prodotti e i servizi venduti appartengono al proprietario della struttura ricettiva,
e che quindi debba possedere il diritto di decidere cosa farne, ma è anche vero che le OTA permettono di ottenere una visibilità
altrimenti irragiungibile. Secondo molti proprietari infatti le piattaforme sono un partner di lavoro irrinunciabile e non
un nemico da combattere.
Con l'abolizione della Rate Parity sono molti gli scenari che potrebbero nascere, ma tutti prevedono un sostanziale cambiamento del
turismo ricettivo e del rapporto tra le varie parti.