L'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) è un ente di ricerca pubblico italiano, nato con lo scopo di
raccogliere, in forma organizzata, alcuni dati essenziali riguardanti lo Stato Italiano.
Per quanto riguarda il settore del turismo,
esiste una normativa europea che impone alle strutture ricettive di comunicare periodicamente all'ISTAT
i dati relativi alle proprie presenze.
Dall'analisi di questi dati si dovrebbe definire in maniera statistica la fotografia del turismo in Italia.
Quello che appare però da quest'analisi è un'immagine quantomeno distopica della realtà,
proviamo ad esempio ad analizzare il caso delle presenze dichiarate nel 2014 e 2015 in due regioni, il
Trentino Alto Adige ed il Lazio.
Anno 2014 Anno 2015 Presenze in Trentino Alto Adige 43.798.000 45.510.0000 Presenze nel Lazio 30.808.000 31.679.000 Variazione percentuale 42% 43%
Quella che emerge è una situazione paradossale, dai dati ISTAT infatti si nota che il Trentino Alto Adige ha un 42-43%
di presenze maggiori del Lazio. Il risultato però non è per niente coerente con il numero di posti letto presenti
nelle strutture ricettive due regioni, con la dimensione effettiva delle stesse e con il grado
di appeal che dovrebbe avere il Lazio nei confronti del Trentino.
Si faccia caso che nel Lazio, oltre alla capitale e al Vaticano sono presenti moltissimi altri luoghi
di interesse storico e politico e svariati chilometri di costa.
Dall'analisi dei dati ricavati ci si può dare dunque due tipi di risposta. La prima è che i dati
siano veritieri e che quindi è la percezione del senso comune della grandezza e del grado d'interesse
che la regione Lazio dovrebbe avere che sono completamente sbagliati. La seconda risposta, e secondo l'autore
di questo articolo anche la più probabile, è che i dati raccolti dall'ISTAT siano sbagliati. Questo a causa sia
del modo in cui essi vengono raccolti, sia a causa della possibile omissione delle dichiarazioni
delle presenze reali causata dall'abusivismo dilagante.
Un altro eloquente esempio potrebbe essere il grado di riempimento delle strutture. In tabella
sono riportati i più recenti dati attualmente disponibili ISTAT, relativi ad agosto 2014, di alcune regioni
in cui è consistente il flusso turistico estivo.
Dalla tabella si può osservare come il grado di occupazione in Italia si attesti intorno al 64.5%. Questo valore non molto elevato si può giustificare dal fatto che in agosto, nel pieno periodo estivo, alcune regioni sono nel pieno della stagione, al massimo del riempiemento (ad esempio il Veneto e la Sicilia). In altre regioni invece si presenta la situazione opposta, in cui il flusso turistico uscente toglie presenze alle strutture ricettive (ad esempio Lombardia e Piemonte).
Agosto 2014 Toscana 58% Sicilia 57% Veneto 74% Liguria 84% Trentino 72% Italia 64.5%
Proseguendo nell'analisi dei dati, nel momento in cui si va ad esaminare il grado di riempimento regione per regione, si possono notare alcune situazioni anomale. Emerge infatti che alcune regioni, in cui il flusso turistico estivo dovrebbe essere equiparabile, presentano valori estremamente differenti. Si veda ad esempio la distinzione tra Sicilia e Toscana con Veneto e Liguria. Sono tutte regioni fortemente turistiche nel periodo estivo, eppure lo scostamento tra i due gruppi è di circa 20 punti percentuali, valore estremamente troppo alto per essere considerato una fluttuazione statistica.
Da tener conto poi non è solo la relazione tra i due gruppi, anche il numero assoluto in sè fornisce degli spunti su cui riflettere. L'avere un grado di riempiemento del 57% percento in agosto significa che nel periodo di maggior richiesta, le strutture ricettive sono piene in media solo per poco più della metà dei loro posti letto. La situazione è piuttosto inverosimile, sia da un punto di vista economico (è impossibile mantere in vita un'attività con questi numeri), sia per quanto riguarda lo stato attuale delle prenotazioni nelle varie piattaforme di booking online, AirBnB su tutti.
Risulta pertanto evidente che questi numeri ricavati dall'indagine ISTAT sono molto distanti dal poter essere ritenuti "reali", tuttavia in essi si possono comunque trovare alcuni informazioni, in particolare si riesce a percepire quanto sia cospicuo il grado di sommerso e di illegalità che infetta il settore del turismo ricettivo.
A rendere il tutto ancora più paradossale sono le ulteriori richieste che fanno i vari osservatori regionali o provinciali. Le richeste infatti sono le tra le più disparate: titolo di studio del turista, mezzo di trasporto utilizzato, motivazione del soggiorno ecc. A questo punto sorge spontaneo chiedersi che senso ha entrare nel dettaglio dei dati del turista quando in realtà non si conoscono neanche i dati fondamentali, ovvero il numero reale delle presenze.